La farsa di Maitre Pathelin
Nell'ambito della Rassegna teatrale 2018/2019
GIOVEDI' 14 febbraio 2019 - ore 21
Foro Boario - Piazza 1275
Della farsa di Pathelin non conosciamo né autore, né data esatta.
L’opera è sicuramente anteriore al 1469 (data nella quale compare il verbo “patheliner” - far finta di essere malato -): questa è la sola indicazione certa.
Si può tenere la datazione possibile compresa tra il 1460 e il 1465.
Il protagonista è Pathelin, avvocato senza più cause, ma dotato di gran immaginazione, furbizia e abilità nell’arte dell’inganno.
Si beffa di un mercante di tessuti, anch’egli poco scrupoloso, che, accecato dall’indignazione, cade nelle trappole tese da Pathelin e in seguito; dal pastore che cura le sue pecore.
Viene istituito un processo nel corso del quale il giudice stesso viene imbrogliato e la sentenza sarà ingiusta. Infine, sorpresa finale, ecco l’astuto Pathelin beffato a sua volta dal pastore che noi credevamo stupido.
Un quadro di condizioni e caratteri molto diversi; ogni personaggio è ben caratterizzato e possiede una propria forte individualità; un tratto li accomuna tutti: la totale assenza di scrupoli (compresa Guglielmina, la moglie di Pathelin, unico personaggio femminile).
E un’opera realistica e animata, in cui l’osservazione dei costumi e delle umane avversità è divertente e gaia; la satira delle figure dell’avvocato, del giudice, del mercante è concreta e dissacrante, priva di raffinata malizia. Nessuna illusione, nessuna morale. Gli uomini sono quello che sono: tanto vale riderne.
Un pensiero che ci riporta allo spirito di La Fontaine. È il più stupido, divenuto acuto nel momento in cui si tratta dei suoi interessi, che la spunta. È tuttavia anche il più miserabile, e questo ristabilisce una sorta di morale spicciola e di equa distribuzione della giustizia.
Sono presenti tutti gli elementi letterari del comico; parole comiche e comicità derivata dalla ripetizione. L’espediente di usare varie lingue nella scena del delirio di Pathelin sarà poi un procedimento ripreso da Molière. La lingua è vigorosa, forte, familiare, popolare. Le comicità di costume, di carattere e di situazione animano le scene principali.
Tutti questi elementi, uniti a una azione nutrita e vivace, fanno di quest’opera più di una semplice farsa, da alcuni ritenuta una vera commedia, la prima della letteratura francese.
Sicuramente, una farsa di classe superiore, un’opera d’arte originale che ottenne un successo immenso e duraturo.
LA FARSA NELLA LETTERATURA FRANCESE
Verso la metà del XIII° secolo il teatro comico francese si afferma come genere indipendente. Del XIV° secolo non si sono conservate opere comiche. Il secolo successivo offre invece una notevole varietà di generi (monologhi, sermoni giocosi, soprattutto farse). Solamente la farsa è sopravvissuta e arriverà fino a Molière che attingerà elementi preziosi da introdurre nelle sue grandi commedie. È all’origine un intermezzo comico con cui si farcivano le rappresentazioni impegnate, in seguito la farsa diviene un genere autonomo nella tradizione borghese, realista e divertente dei Fabliaux e del Roman De Renard. Senza altra intenzione che quella di far ridere spontaneamente lo spettatore, dipingendo usi e costumi della borghesia e del popolo, la farsa mantiene questo carattere schiettamente popolaresco e ci ragguaglia allo stesso tempo da un punto di vista familiare e realista sulla vita, le abitudini, le traversie del tempo. Il XV° secolo ci dona già un capolavoro: la Farsa di Maitre Pathelin.